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Indi Gregory, Crisanti: “noi cittadini non chiediamo privilegi”

Il Senatore Crisanti si è espresso sulle motivazioni che hanno spinto la Presidente del Consiglio ad aiutare la piccola
Scritto da Nuto Girotto il . Pubblicato in Notizie.
senatore del PD andrea crisanti

Nei giorni scorsi si è parlato molto di Indi Gregory, la bambina di 8 mesi affetta da una malattia mitocondriale, che blocca lo sviluppo muscolare. Dopo una dura lotta legale i medici hanno spento le macchine nella notte tra Domenica e Lunedì. Sulla vicenda si è espresso il Senatore della Repubblica, in quota Partito Democratico, Andrea Crisanti.

Indi Gregory ormai non c’è più. È morta nella notte tra Domenica e Lunedì, dopo che l’Alta Corte ha ordinato di spegnere le macchine alle quali era attaccata. A nulla è valso l’intervento del Governo Italiano. Non è bastato il Decreto di concessione della Cittadinanza Italiana, firmato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per tentare il trasferimento di Indi al Bambino Gesù di Roma. Un provvedimento più che altro simbolico, che non vincolava le decisioni dei tribunali britannici, maggiormente con i genitori di Indi che avevano riconosciuto la giurisdizione dei tribunali sul caso in questione. Tuttavia, nonostante la vicenda si sia conclusa, se ne parla ancora della piccola di 8 mesi che era affetta da una malattia per la quale non esiste una cura e che le impediva lo sviluppo muscolare.

indi Gregory affetta da una malattia mitocondriale senza cura

A prendere una posizione netta, sulle colonne de “la Stampa”, è il Senatore del Partito Democratico Andrea Crisanti, che non si spiega alcuni favoritismi da parte del Governo Italiano, pur comprendendo la tragedia vissuta dai genitori di Indi Gregory. Innanzitutto Crisanti ci tiene a fare chiarezza sulla malattia della bimba di 8 mesi: i geni di Indi presentano delle anomalie, le quali ne compromettono il funzionamento. Ha spiegato che “giorno dopo giorno i muscoli, fegato e il cervello subiscono un inesorabile e inarrestabile deterioramento. Non esiste oggi una terapia per questa malattia”. Il Senatore però afferma che “non si può non essere dalla loro parte [dei genitori ndr], non si può fare a meno di immedesimarsi, manifestare empatia e solidarizzare nello sforzo di tenere in vita la loro bambina”. Ma, allo stesso tempo ricorda che “il Regno Unito è la patria dell’Habeas corpus, che ha insegnato a tutti noi il valore delle libertà individuali e della sacralità e del rispetto della inviolabilità della persona”. Prosegue sottolineando che “il Regno Unito è anche il Paese dove sono state inventate la genetica medica e la terapia genica” e che “i medici e scienziati inglesi si sono prodigati per otto mesi fin dalla nascita della piccola Indi per darle una possibilità di vita”. Senza mezzi termini si sofferma sul nocciolo della questione: “Terminate le opzioni hanno ritenuto che continuare le cure avrebbe causato inutili sofferenze alla malata e hanno proposto ai genitori la sospensione delle terapie di supporto”.

È a questo punto, con le dovute premesse, che il Senatore Crisanti si esprime sull’operato del Governo Meloni. Secondo lui l’azione del Governo, per facilitare l’accesso alle cure a Indi, “non ha quindi nessuna base scientifica, ma lusinga la sensibilità sociale sul piano della sacralità della vita, valore comune e condiviso da tutti per suscitare empatia e consenso”. Non si ferma qui il Professore: “Demagogia e cinismo si combinano nell’offrire false speranze a genitori disperati”. Crisanti così conclude: “Come cittadino mi chiedo quale sia il criterio che ha indotto la nostra Presidente del Consiglio a interessarsi a Indi e non ad altri o altre. L’avvocato italiano della famiglia di Indi, ex Senatore della attuale maggioranza, ha sicuramente accesso all’orecchio del Presidente del Consiglio. Chi non ha questo privilegio cosa fa? Noi cittadini non abbiamo bisogno del regalo del Principe, non chiediamo privilegi, ci contentiamo che ci siano regole uguali per tutti per accedere alle cure. Unica garanzia di equità per chi è lontano dai centri del potere, per chi non ha raccomandazioni, per chi fa solo affidamento sulla propria condizione di semplice cittadino e cittadina”.