Italiani all'estero: una verità sottostimata
È una realtà incontestabile: sempre più giovani italiani, mossi da un mix di aspirazioni professionali e sfide economiche, stanno facendo le valigie e lasciando il proprio paese. Questo esodo rappresenta un effetto dei problemi strutturali che caratterizzano la cultura economica e sociale italiana, contribuendo all'indebolimento dell'offerta di opportunità e di retribuzioni competitive. Nonostante possa sembrare un fenomeno di dimensioni più contenute rispetto a ondate migratorie del passato, i numeri reali svelano una realtà diversa.
La storia demografica dell'Italia unita è stata costellata da emigrazioni massicce, con flussi di persone che cercavano fortuna all'estero. L'attuale ondata migratoria giovanile sembra essere di dimensioni inferiori rispetto alle epoche d'oro dell'emigrazione italiana, ma non bisogna farsi ingannare da questa apparente modestia. Uno studio recente intitolato "Lies, Damned Lies, and Statistics: un'indagine per comprendere le reali dimensioni della diaspora dei giovani italiani," condotto dalla Fondazione NordEst e Talented Italians in UK, ha svelato la verità nascosta dietro questi spostamenti di massa.
Durante il secondo decennio degli anni Duemila, l'emigrazione italiana è tornata a manifestarsi, con una caratteristica distintiva: l'età dei migranti è generalmente giovane, compresa tra i 20 e i 34 anni. Questa tendenza non è nuova nella storia italiana, ma ciò che la rende unica è il più elevato grado di istruzione dei giovani emigranti. Nel complesso, il 30% di coloro che lasciano l'Italia è laureato, in contrasto al 28% del totale dei loro coetanei. Tuttavia, va notato che un quarto dei giovani che partono non ha completato le scuole superiori.
I dati ufficiali, secondo l'ISTAT, potrebbero far sembrare il fenomeno meno rilevante di quanto sia effettivamente. Nel periodo 2011-2021, 451.585 giovani italiani tra i 18 e i 34 anni hanno trasferito la loro residenza all'estero, mentre 134.543 giovani stranieri hanno fatto il percorso inverso, trasferendosi in Italia. Complessivamente, il saldo migratorio ha comportato l'uscita di 317.042 giovani dall'Italia.
Tuttavia, questi numeri appaiono modesti rispetto ai quasi 600.000 del saldo migratorio totale degli italiani nello stesso periodo. Questo potrebbe far sembrare il fenomeno meno rilevante di quanto sia effettivamente. Tuttavia, va notato che molte persone giovani restano in Italia senza registrare il loro cambio di residenza all'AIRE, contribuendo così a una sottostima del fenomeno. Secondo il rapporto, il numero reale di giovani emigranti nel periodo 2011-2021 si attesta a quasi 1,3 milioni, un valore simile alle cifre registrate negli anni '50. Questo ha creato un "costo" stimato in perdita di capitale umano pari a 38 miliardi.
Questo fenomeno sta avendo un impatto significativo sulle dinamiche demografiche dell'Italia, un paese che sta vivendo una sorta di "glaciazione demografica". In questo contesto, l'emigrazione giovanile assume una rilevanza notevole, con implicazioni profonde sull'economia italiana e sulla sostenibilità del debito pubblico. Mentre alcuni potrebbero considerare questo movimento come una conseguenza naturale dell'integrazione europea, i dati dimostrano che il fenomeno è di dimensioni rilevanti e va oltre il semplice processo di integrazione.