La recensione di "Avatar: La Via dell’Acqua"
di Monica Costa
Avatar: La Via dell’Acqua, il sequel fantascientifico di Avatar e secondo capitolo della trilogia omonima, è spettacolare e distribuito al cinema da Walt Disney Studios Motion Pictures in tempo per il periodo dei ‘film panettoni’. Ma Avatar non è propriamente un film panettone. Vediamo perché…
La trama
Avatar: La Via dell’Acqua è ambientato più di un decennio dopo gli eventi del primo film. Racconta la storia della famiglia di Jake Sully (Sam Worthington), Neytiri (Zoe Saldana che da poco è anche protagonista della serie italo-americana bellissima su Netflix ‘From Scratch') e i loro figli. La famigliola felice è costretta ad affrontare nuovi conflitti con l’umanità.
Tra i nuovi personaggi c’è Jack Champion, si tratta di Javier “Spider” Socorro. Spider è nato a Hell’s Gate, la base umana su Pandora vista nel primo film, ma è stato salvato e adottato da Jake e Neytiri, che lo hanno fatto diventare un membro della loro famiglia blu con i figli Na’vi Neteyam (Jamie Flatters), Lo’ak (Britain Dalton), Tuktirey (Trinity Bliss) e Kiri. Kiri è la figlia con poteri magici che sarebbe stata concepita misteriosamente dal corpo dell’avatar della dottoressa Augustin (Sigourney Weaver).
Senza rivelare troppo, Jake e Neytiri lasciano la foresta per cercare rifugio presso la tribù dell'acqua, dove cominciano le avventure per garantirsi la sopravvivenza nella lotta contro gli umani. Kate Winslet interpreta il capo della tribù dell'acqua.
Il verdetto
Scritto e diretto da James Cameron, Avatar: La Via dell’Acqua è una epopea fantasy da record al botteghino. Il film è visualmente mozzafiato e avvincente. Mentre guardavo il film con i miei popcorn e gli occhiali 3d, mi sentivo come se potessi toccare gli oggetti e i personaggi del film. La terza dimensione è molto azzeccata per un film così ricco di effetti speciali.
La flora e la fauna del primo film vengono mostrati nelle prime sequenze per poi essere sostituiti dagli Ilu e dagli Skimwing, creature d’acqua che sono verde acqua e non più blu, con delle membrane ad unire le quattro dita delle mani per facilitare e velocizzare i movimenti subacquei.
Mi è piaciuta la tematica ecologista, qui espansa al mare e alla cura degli amici marini ma alcune scene che mostrano la caccia a delle balene di fantasia sono state impossibili da guardare per la crudeltà che mostravano. Avrei ridotto quelle scene al minimo indispensabile. Ho avuto quasi una percezione sadica dietro la macchina da presa per il voler mostrare questa crudeltà in modo esagerato.
La famiglia Sully è obbligata a lasciare la propria casa, e questo ci ricorda i profughi in cerca di un nuovo habitat. L’immigrazione è un tema molto attuale, e trattato qui con delicatezza metaforica.
L’intensa connessione di questi personaggi col mare e la natura offre un messaggio di reciproco rispetto ove l’energia donata per la vita vissuta è solo in prestito.
Kiri, una delle figlie dei Sully, dimostra di essere una creatura superiore perché è tutt’uno con la natura e ha una sensibilità unica, mentre i maschi pensano ad azzuffarsi. Futuro immaginario e temi immortali della nostra storia si fondono nella mente creativa di James Cameron, che si conferma un regista straordinario.
Giudizio: 7/10